Alle porte dell’anno nuovo, nuove attività. Sono stata incaricata di svolgere degli incontri per l’ora del racconto nella biblioteca di Precenicco. Ho ben 6 incontri con i bambini del posto, e non vedo l’ora di sfoderare tutte le armi a disposizione.
Oggi ci siamo dedicati a Babbo Natale, Santa Lucia e altre storie dei personaggi che caratterizzando questo periodo dell’anno. Ho sperimentato con successo il laboratorio “flash” di decorazioni fatte con il riciclo di materiali come il cartone da imballaggio e la lana.
Nel prossimo anno penso di proporre loro una puntata sulla lettura di silent books; una puntata sulla presentazione dell’attività e dei libri di Bruno Munari; proporre la lettura di testi in formati non convenzionali (scomponibili, a carte staccate, pop-up, librigame, storie per giocare) e poi una puntata a sorpresa, dove il tema lo decideranno loro.
Buon anno a tutti!
Animalibro a Palazzolo dello Stella
Comincia con oggi una serie di incontri per i bambini che frequentano l’ora delle Storie a Palazzolo dello Stella e che si protrarrà fino agli inizi del prossimo anno.
Il 31 ottobre leggeremo delle fiabe con il buio, in occasione della festa americana di Halloween, che anticipa i riti di Ognissanti rispetto alla tradizione italiana e trasformeremo poi le matite in matite… stregate, personalizzandole con i personaggi delle storie che abbiamo ascoltato insieme.
Il 20 Novembre, in occasione della Settimana Regionale nati per leggere, che quest’anno è stata riconosciuta a livello Nazionale (!) leggeremo le migliori storie dedicate ai bambini da zero a sei anni, scelte dagli incaricati regionali ed inserite nella Bibliografia 2013.
Il 4 dicembre invece ci dedicheremo a Santa Lucia, alla Befana, a San Nicolò e a Babbo Natale, e prepareremo delle semplici e graziose decorazioni con materiali di recupero.
Ma la collaborazione con la biblioteca di Palazzolo dello Stella continua con una serie di sei incontri per tutte le classi dei bambini della scuola dell’Infanzia. Le insegnanti hanno proposto il tema degli animali; lo svilupperò presentando loro varie tipologie di storie e di testi: picture books (albi illustrati), pop-up books, silent books (libri senza testo). Al termine degli incontri, i bambini piccoli realizzeranno un animaletto in 3 dimensioni usando solo un foglio di cartoncino e delle forbici, i medi e i grandi invece si cimenteranno nella realizzazione di un animale con la tecnica della carta a strappo.
Dare forma alle emozioni – corso AIB, Aviano, 5 settembre 2013
“che cosa sono io, senza di te?” è stato indubbiamente il momento più intenso della performance narrativa per voce, immagini e musiche di Gek Tessaro, che ci ha mostrato “Il Cuore di Chisciotte” usando la sua inseparabile lavagna luminosa. Un lavoro ad alta densità emotivo-poetica, come lo ha definito Antonio Ferrara. Un inizio intenso, per una giornata di corso che forse ha deluso un po’ le mie aspettative perchè non mi ha offerto nuovi strumenti da riproporre ai bambini e ai ragazzi, ma ha dato degli importanti strumenti di riflessione sull’immagine e la percezione dell’immagine, che vanno a completarelo spendido quadro offerto da Monica Monachesi nel laboratorio di Sarmede dello scorso gennaio.
Gek Tessaro e Antonio Ferrara “autori completi” sanno fare coppia affiatatissima nel presentare e avvalorare le loro opere reciproche. Magistrale la lettura di piccoli assaggi ironici e divertenti ma anche di cruda e spietata realtà da parte di Antonio Ferrara.
Me ne torno a casa con la mente piena, di emozioni e suggestioni ne sono state evocate parecchie!
Animalibro a Casarsa della Delizia
Ho concluso la scorsa settimana una serie di appuntamenti con i bambini delle scuole dell’Infanzia di San Giovanni e Casarsa. Per la prima volta ho lavorato con classi di bambini miste ovvero con classi che comprendevano i piccoli, i medi e i grandi. Ho quindi sviluppato storie e attività a livello differenziato.
I temi erano “gli animali del territorio” e “lo scorrere del tempo”
Il risultato è stato molto gradevole!
Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi di Bologna – Gli ultimi anni della Fiera
Con questo titolo un po’ infelice si sono confrontati Guido Sgardoli e Tommaso Percivale (per l’approfondimento sulle loro figure rimando al sito degli Immergenti: www.immergenti.it), Paola Zannoner e Matteo Corradini, moderati da Giovanni Nucci. L’idea principale era fornire delle
chiavi di lettura sull’editoria per ragazzi a breve raggio (prima di loro avevano rapito la scena Roberto Denti e Carla Poesio per parlare dei primi anni della Fiera) il poco tempo a disposizione e le tante cose da dire forse non hanno consentito alle loro idee di andare in profondità. Paola Zannoner si dedica da quindici anni alla letteratura per ragazzi, presenta la sua visione della situazione attuale portando un esempio forte. C’era un’editoria prima di Harry Potter che si focalizzava sul punto di vista dei biblitoecari: le collane erano divise per generi. Dopo HP l’editoria cerca il libro best-seller e gli editori possono avvalersi dell’uso e abuso dei mass-media per aumentare le vendite. Si parla dei libri sui giornali, alla radio, alla televisione. Si fanno gli incontri con l’autore, lo si deve vedere, gli si può parlare, cosa che prima non avveniva. La Fiera del Libro è diventata selettiva, negli ultimi dieci anni la frequenta un pubblico scelto di addetti ai lavori, ma negli anni ’90 c’erano i bambini delle scuole elementari e gli insegnanti. Guido Sgardoli (Premio Andersen 2011 per The frozen boy) dice “sono un dopo Harry Potter” e propone la visione della letteratura per ragazzi secondo quello che esperisce ogni volta che ha l’occasione di fare un incontro con le classi a scuola o in biblioteca: “Insegnanti e bibliotecari, salvo rari casi, propogono ai ragazzi i classici di autori defunti, con il pensiero che garantiscano una buona riuscita nel loro intento, oppure i classici di autori contemporanei. Ciò che resta sono i contemporanei e basta, sconosciuti o quasi per gli addetti ai lavori. E questa è la mia battaglia, affermare che ci siamo anche noi. Quando sei invitato alla Fiera, sembra tutto bello: che la letteratura per ragazzi valga come letteratura di serie A. Poi però una volta fuori dalla Fiera, ti sembra di stare nel deserto e che tutto non sia csì importante”. Tommaso Percivale, voce ancora più fresca nel panorama della letteratura per ragazzi, offre pensieri precisi. “Io mi sento un mio lettore. Realizzo una storia per qualcuno che la cerca, come me. Noi dovremo portare all’editore quello che lui stesso cerca per il lettore… ma non è così. Harry Potter ha cambiato le regole e ha fatto pensare che in realtà le regole fossero diverse. Autori come Salgari dimostrano da più di cento anni che non c’è un vero pubblico di riferimento per la buona letteratura…”. Guido Sgardoli dichiara di aver imparato ad amare Roald Dahl all’età di trent’anni, quando ha cominciato a leggerlo a suo figlio. Si trova d’accordo con Tommaso Percivale: “la storia che scrivo deve piacere a me. Inoltre ho una responsabilità quando scrivo. C’è un processo in cui veicolo messaggi e valori nei quali credo assolutamente. Non lo so chi è un lettore ideale, ma il libro non è solo un passatempo. Se mi fa questo effetto, non lo considero un buon libro…” In conclusione, Paola Zannoner ricorda che esistono progetti culturali nazionali, ma non in Italia… progetti che potrebbero aiutare sia gli scrittori che gli editori, per arrivare ai lettori. Guido Sgardoli sottolinea che in altri paesi le attività culturali nella loro complessità sono promosse dallo Stato. Tommaso Percivale conclude defintivamente l’incontro dicendo che si sente “scrittore, non autore. Sono un artigiano della penna e scrivo perchè i ragazzi si possano divertire”.
Grazie Immergenti, grazie a tutti i “contemporanei e basta”, perchè coloro che leggono le vostre storie, grandi e piccoli, percepiscono la bellezza del vostro lavoro. Ci pensano. Ripensano. Rileggono. Traggono conclusioni, relazionano fatti tra loro. Si rasserenano. Si arrabbiano. Volano con la fantasia. Ai più giovani giunge la vostra sensibilità per “l’uomo in formazione”, e non c’è niente di meglio per crescere le loro menti: donargli pazienza, tenacia ed entusiasmo per le passioni che stupiscono il nostro animo, come la lettura, e tutto ciò alla quale è capace di riferirsi.
Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi di Bologna – Il punto sulla narrativa per ragazzi
Lunedì 25 marzo 2013 mi sono dedicata ad una lunga giornata all’interno della Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi di Bologna. Dopo aver curiosato all’interno di alcuni stand italiani (Topipittori, LaMargherita, Babalibri, IlGiocoDiLeggere, Orecchio Acerbo, Artebambini) ed essermi fieramente trovata aggiornatissima sulle nuove pubblicazioni, mi sono dedicata all’ascolto di due interventi in merito alla letteratura per ragazzi. Il primo era intitolato “Il punto sulla narrativa per ragazzi” ed era condotto da Eros Miari, Nicola Galli Laforest, Anselmo Roveda e Caterina Ramonda, moderati da Giovanni Nucci. Hanno tenuto molto alto il livello delle loro argomentazioni, presentando degli spunti interessanti nella loro chiacchierata. Si sono trovati tutti d’accordo sul fatto che sta scemando la
tendenza al pubblicare romanzi di genere fantastico e distopico (“Hunger Games” di Suzanne Collins), per citare un solo esempio) e si sta puntando sul genere reale e sociale. Nicola Galli Laforest mira ancora più a fondo e propone quattro categorie di romanzi che popolano il panorama attuale. Distopico fantascientifico, Gotico sentimentale, Fiabesco e Sick Lit, la letteratura del dolore (“Sette Minuti dopo la Mezzanotte” di Siobhan Dowd) e in ultimo il ritorno della natura e degli animali,come se in un mondo in cui tutto cambia piuttosto velocemente, si senta il bisogno di tornare alle radici, per il bisogno di ancorarsi bene a qualcosa dal significato profondo. Pone l’attenzione anche
all’importanza del visivo per le nuove generazioni (tutti coloro nati dopo il 1991 vengono definiti ‘nativi digitali’) citando di nuovo “Sette Minuti dopo la Mezzanotte” per il meraviglioso apparato di illustrazioni, “La stanza delle Meraviglie” di Brian Selznick e “Le cronache di Harris Burdick” di Van Allsburg, nate con un felicissimo espediente letterario. Caterina Ramonda si collega allo spunto sull’importanza del visivo citando la narrativa digitale, che in altre nazioni (Korea, Lituania) è estemamente più sviluppata dell’Italia. Un primo passo importante c’è stata proprio alla prima edizione di TOC 2013 (Tools of Change for Publishing) che ha dato il premio per l’e-book del romanzo “War Horse” di Michael Morpurgo. Caterina Ramonda sottolinea il fatto che ora un lettore può avere a disposizione il libro, l’e-booke il film e che questo è un primo imprescindibile passo per una nuova fruizione dell’editoria. Anselmo Roveda dichiara: “Tifo per la carta!” e afferma che il digitale è una sfida, ma che autori e programmatori non sono ancora in grado di dialogare tra loro per tradurre un messaggio che abbia esiti favorevoli. Il libro è una forma storica e da altrepossibilità di fruzione rispetto al digitale. Non importa il supporto, ma la narrazione. Eros Miari si dichiara amante del libro di carta, pensa che il digitale esista in forme che devono ancora evolvere e che probabilmente cambieranno il modo di fare narrazione, ma non a breve. Pensa che il digitale proposto dall’esempio di War Horse sottragga tempo al lettore. Caterina Ramonda pensa invece che il lettore applichi un modo diveso nell’utilizzare ciò che ha adisposizione e che questo possa mescolare e moltiplicare la lettura.
Come cambieranno le narrazioni? Gli uomini primitivi illustravano le caverne… Il nostro cevello come ascolterà? Come leggerà le storie?
Storie in valigia – laboratorio di kamishibai
Il 21 marzo ho concluso in bellezza la lunga esperienza con i bambini della scuola primaria “Risultive” di Bertiolo, iniziata a dicembre. La classe seconda si è cimentata con la progettazione di una storia con il kamishibai. Nella prima fase i bambini si sono divertiti ad ascoltare le storie proposte con il kamishibai dell’editore Artebambini, “Il Cavallo e il soldato” e “L’albero e la strega” di Gek Tessaro ed hanno potuto leggere e sfogliare albi illustrati che presentavano tecniche di illustrazione diverse. Carta a strappo, carta a strappo e collage, acrilico e tempera,…
A conclusione dell’attività si sono divertiti a creare una storia. Ho posizionato nel centro della stanza dei recipienti, sui quali erano indicati gli ingredienti di una storia: il/i protagonista/i, l’antagonista, gli aiutanti, l’oggetto magico, le peripezie, i luoghi. Ho consegnato ad ogni bambino 6 foglietti di carta, con il compito di scriverne uno per ogni categoria. Alla fine del lavoro di composizione, abbiamo spogliato le schede e i bambini hanno votato le proposte che sembravano loro migliori. Ci siamo dati appuntamento al mese successivo: io avrei fornito loro un nuovo kamishibai e dei materiali per produrre una storia, mentre nel frattempo con la loro insegnante avrebbero realizzato un piccolo racconto in base agli elementi scelti.
E’ sbocciata dalla loro fantasia, la bella storia di amicizia di Drago e Coccodrillo. L’abbiamo divisa in 12 scene e i bambini, lavorando a coppie su una stessa tavola, l’hanno illustrata tutta… o quasi! 🙂 Poi hanno riposto le loro tavole in un kamishibai di cartone e lo hanno portato a scuola con loro per mostrarlo ai compagni.
Ottimo lavoro, bambini! BRAVI!
Grazie maestra! E grazie alla mitica bibliotecaria Marica!
Libri illeggibili – Omaggio a Bruno Munari
A seguito di alcuni riferimenti fatti da Monica Monachesi durante la giornata di corso a Sarmede, nelle settimane segunti mi sono documentata in merito alla figura e all’opera di Bruno Munari. Per ogni dettaglio tecnico e biografico, rimando al sito ufficiale del “AssociazioneBruno Munari”, all’url: www.brunomunari.it, dove si possono trovare anche le splendide fotografie contenute nei testi sui quali mi sono documentata. “Giocare con tatto”, “Laboratori tattili”, “Nello studio con Munari”, “Il castello dei bambini a Tokyo”, “Per fare un libro”, “Percorsi in spazio libero”, solo per citarne alcuni. Mi sono concentrata in particolare sulla parte che Munari dedica al libro in un primo momento come oggetto e come forma d’arte visiva e in un secondo momento come veicolo di messaggi semplici e complessi. Ne sono rimasta incantata. Riporto il pensiero di Munari, che ho interiorizzato nel proporre alcuni laboratori nella biblioteca di Dignano (UD).
“Si potrebbe progettare un insieme di oggetti che sembrano libri, ma che siano tutti diversi per informazione visiva, tattile, materica, sonora, termica, ma tutti dello stesso formato come i volumi di una enciclopedia, che però contiene tutto il sapere o perlomeno molte informazioni diverse. Questi libretti, piccoli perché devono stare agevolmente nelle mani di un bambino di tre anni, potrebbero essere costruiti con materiali diversi, con rilegature diverse, con colori diversi naturalmente, e su ogni libretto ci sarà un unico titolo uguale per tutti: libro. Il titolo sarà messo in modo che comunque il libro sia preso in mano risulti dritto.
Quindi la copertina avrà il suo titolo e anche capovolgendo il libro si trova un’altra copertina uguale su quella che di solito è detta “la quarta” di copertina. Ne segue che nella progettazione del “messaggio” interno al libro, l’impostazione di questo debba essere simmetrica in modo che comunque venga preso in mano il libro, il messaggio ha un nesso logico. Come certe frasi che si leggono uguali sia cominciando la lettura da destra verso sinistra, sia viceversa. Questi messaggi non dovrebbero essere delle storie letterarie compiute come le favole, perché questo condiziona molto il bambino, in modo ripetitivo e non creativo. Tutti sanno che i bambini amano farsi ripetere la stessa storia tante volte, e ogni volta il bambino se la fissa bene nella memoria, finché
da adulto decorerà la sua villa in campagna con i sette nani e biancaneve di cemento colorato. Così si distrugge nel bambino la possibilità di avere un pensiero elastico, pronto a modificarsi secondo l’esperienza e la conoscenza. Bisogna, fin che si è in tempo, abituare l’individuo a pensare, a immaginare, a fantasticare, a essere creativo. Ecco perché questi libretti sono soltanto degli stimoli visivi, tattili, sonori, termici, materici. Essi dovrebbero dare la sensazione che i libri sono degli oggetti fatti così e che hanno dentro delle sorprese molto varie. La cultura è fatta di sorprese, cioè di quello che prima non si sapeva, e bisogna essere pronti a riceverle e non a rifiutarle per paura che crolli il nostro castello che ci siamo costruiti.
[…] Questo è un problema di sperimentazione delle possibilità di comunicazione visiva del materiale editoriale e delle sue tecniche. Normalmente quando si pensa ai libri si pensa a dei testi, di vario genere: letterario, filosofico, storico, saggistico ecc., da stampare sulle pagine. Poco interesse viene portato alla carta e alla rilegatura del libro e al colore dell’inchiostro, a tutti quegli elementi con i quali si realizza il libro come oggetto. Poco interesse viene
dedicato ai caratteri da stampa e ancora meno agli spazi bianchi, ai margini, alla numerazione delle pagine, e a tutto il resto. Lo scopo di questa sperimentazione è stato quello di vedere se è possibile usare il materiale col quale si fa un libro (escluso il testo) come linguaggio visivo. Il problema quindi è: si può comunicare visivamente e tattilmente, solo con i mezzi editoriali di produzione di un libro? Ovvero: il libro come oggetto, indipendentemente dalle parole stampate, può comunicare qualcosa?” Bruno Munari, Da cosa nasce cosa
Universi Inattesi: breve incontro alla scoperta dei prodigi dell’illustrazione a cura di Monica Monachesi
Il 20 gennaio 2012 ho seguito un giorno intensivo di
corso a Sarmede (nel 2011 avevo seguito un corso di narrazione di 4 giorni con Giacomo Bizzai). Ques’anno ho scelto di dedicarmi all’albo illustrato, seguendo il corso tenuto da Monica Monachesi. Lei è la responsabile dei contatti internazionali con editori ed illustratori e da 15 anni curatore della Mostra Internazionale di illustrazione per l’infanzia “Le Immagini della Fantasia”, che si tiene a Sarmede (TV) da ormai 30 anni.
Dal corso spero di ottenere dei suggerimenti su
come proporre libri belli ai bambini, di ottenere nuovi spunti su titoli e tematiche ed anche di… mettere le mani in pasta, visto che la nostra maestra ci ha fornito una lista di materiali da portare (fogli di tutti i tipi, pennelli, pastelli secchi e a cera, forbici, colla…).
Monica mi piace già nel momento in cui entra in aula. Sorride e saluta allegra, ci osserva tutti, appoggia sulla cattedra due gigantesche borse zeppe
di libri. Si presenta in modo umilissimo (ma sappiamo tutti quante cose fa e cosa rappresenta), poi inizia a darci la sua visione di che cosa significa per lei osservare un albo illustrato, permeandola con una scelta precisa di testi (le borsone a mano a mano si svuotano per finire sui nostri tavoli), riferimenti ad autori ed illustratori e ad esperienze fatte da lei o viste fare negli studi degli artisti. Quando racconta è come ascoltare delle piccole magie che si dispiegano davanti agli occhi, riporto quelle che mi sono rimaste nel cuore.
“I libri vanno consumati con intelligenza: non tutto piace, e non tutto è bello, quinid abbiamo il diritto/dovere di indignarci davanti a un testo che NON è bello. Io però appena ho in mano un albo illustrato, sogno subito cosa poteri farci con i miei bambini (oltre a godermi la storia, ovvio!)”
“L’azione dei libri è sconosciuta e profonda”: non possiamo sapere subito come, quando e quanto la mente di un bambino subirà il fascino di una storia. E in questo sta il bello di presentargliela”.
Queste potrebbero essere le linee guida per chi ha a che fare con gli albi illustrati. Scegliere bei libri, osservandoli per estrarre un ABC della bellezza e cogliere delle idee base, che una volta fatte proprie possono essere replicate, trasformate, rimescolate
(non dimentichiamoci che lo facevano anche gli artisit rinascimentali: copiavano la bellezza!!!). Poi le letture vanno intrecciate con interdisciplinarietà per offrire nuova bellezza.
Il libro è un incontro di mani, mente, occhi, cuore, emozioni, ed è un dialogo. Un dialogo organico tra il testo e l’illustrazione. Un dialogo funzionale tra chi legge e chi ascolta e tra libro e lettore. Qualsiasi dialogo porta confronto e il confronto genera crescita. Il libro illustrato nel suo essere specifico semplifica codici espressivi complessi ed aiuta il bambino che lo legge ad esprimersi. Bruno Munari diceva che un bambino che si esprime è un bambino creativo, e un bambino creativo è un bambino felice. La fantasia, diceva sempre Munari, rappresenta le relazioni che il cervello fa con ciò che conosce. Più conoscenza porta più relazioni e quindi più fantasia.
La bellezza è importante per crescere liberi (diceva Josef Brodskij) e la bellezza viene dalle cose semplici. Michelangelo Buonarroti diceva che “è un’arte per via di levare”. Monica a proposito ci presenta: “Leo, Meo o Teo” di Max Bolliger, “Due amici” di Józef Wilkon, “Leopantera” di Józef e Piotr Wilkon, “La passeggiata di un distratto”, “Un leone a parigi” e “Che cos’è un bambino”di Beatrice Alemagna, “Fiore e spina” di Loretta Serofilli, “Obax” di Andrè Neves, “Filo di fata” e “Il viaggio di Adele”di Aurélia Fronty, “Il flauto del pastore” di Max Bolliger, “Los mil blancos dos esquimales” di M. Matoso,…
La visita guidata alla mostra dell’illustrazione mi lascia a bocca aperta davanti a “Zoo Logico” di Emmanuelle Grundmann, “Alfabeto delle faibe” di Bruno Tognolini”, “La voce dei colori” di Jimmy Liao, “Et pourquoi pas tu?” di Maddalena Matoso, “La gigantesca piccola cosa” di Beatrice Alemagna.
La mattinata ci priva di ogni energia, e dopo un lauto pranzetto in allegria al “Bar Favola”, ci mettiamo al lavoro. Prima di tutto proviamo gli acrilici: conori dalle tinte brillanti che si asciugano in poco tempo e possono essere immediatemente utilizzati per trasformare il foglio bianco in – ! – illustrazione!!!
La fantasia alberga in noi…
… se le diamo il giusto TEMPO. “Creativity requires time” è il titolo di questo graziosissimo video sulla fantasia, scaricabile da you tube all’indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=VPbjSnZnWP0
“Typos 0.1 Verità” di Pierdomenico Baccalario
E’ da un po’ di tempo che ci giro intorno, e finalmente ho terminato il primo libro della serie Typos (Fanucci) alla stesura della quale hanno risposto numerosi Autori italiani, tra i primi (i miei amatissimi) Pierdomenico Baccalario e Guido Sgardoli.
L’IDEA: la K-Lab è una potente associazione che vende un unico prodotto: la disinformazione. Attraverso una rete di agenti cattura le notizie, le nasconde, le manipola e le altera in modo che nessuno sappia qual è l’autentica verità. ma esiste un’organizzazione segreta, Typos che dedica le sue energie alla ricerca della verità e si occupa di rivelarla al mondo.
Ambientato in un futuro non troppo lontano (il 2043), in una megalopoli che incrocia New York con Londra, Tokyo e Rio de Janeiro, il romanzo propone valori universali come giustizia, uguaglianza e rispetto tra i popoli e temi di interesse concreto come l’uso della Rete e delle tecnologie più avanzate.
Il progetto di Fanucci prevede l’uscita di una dozzina di libri dove i quattro portagonisti e i loro aiuti affronteranno il compito di ridare verità al mondo. Suspance, colpi di scena e rivelazioni da maestro non si sono fatte mancare al lettore in questo primo romanzo, e ci aspettiamo i fuochi d’artificio per le prossime uscite! 🙂
Vi propongo due assaggi tratti dal libro. Buona lettura!
Typos 0.1 verità Pierdomenico Baccalario
p.108-110
«Siamo a casa mia» disse Harlequin, fermandosi, un po’ rigido, al centro della stanza «ovvero nell’unico posto sicuro per lei».
Il dottor Malone scosse il capo. « Io non voglio che lei corra rischi per me, signor Lear. Tutto ciò che voglio è una stanza dove poter riposare un po’ ed aver il tempo di… ritrovare alcuni dati. Credo che il dottor Fincher…»
«Il dottor Fincher ci ha spiegato qualcosa, ma non tutto»
« Le ha detto che avrei avuto bisogno dei suoi contatti stampa?»
« Lo abbiamo dedotto dal tono della sua ultima lettera »
« Posso farle una domanda? »
« Certo » rispose Harlequin. E senza nemmeno accorgersene si tastò la ferita sul fianco.
« Chi le ha sparato »
Harlequin ridacchiò «Oh, sono stati i cattivi»
« Dove vivo io i cattivi lavorano per l’esercito Nazionale, signor Lear»
« Qui da noi li chiamiamo il Laboratorio»
« Il Laboratorio? »
« In nome ufficiale è K.Lab. Un’agenzia. Ne ha mai sentito parlare?»
Il dottor Malone scosse il capo e accettò finalmente di sedersi sul divano. Si sistemò sui cuscini, facendo però attenzione a non appoggiare la schiena.
« Non mi sorprende» continuò Harlequin « La politica di comunicazione della K-Lab si basa proprio sul fatto che nessuno ne conosca l’esistenza»
« Come il diavolo » citò Frank Malone.
«Una cosa del genere. Solo che il Laboratorio è la più grande multinazionale di menzogne del Mondo»
«Appunto» gli occhi del dottor Malone brillarono «E su cosa mentono, in particolare?»
«Su quello che vuole il cliente» rispose Harlequin.
Il dottor Malone bevve un lungo sorso di acqua «E il cliente sarebbe… l’uomo di strada, uno come noi?»
Harlequin attraversò la stanza da un lato all’altro, fermandosi a osservare l’acquario «Immagini una grande agenzia pubblicitaria, solo che quello che pubblicizza non è questo o quel prodotto, ma direttamente la realtà. O, almeno, la visione della realtà che il cliente gli richiede»
Il dottor Malone prese un lungo respiro.
«Non è facile sapere dove e perché intervengano…» continuò Harlequin «E anche noi non riusciamo a capire quanto di ciò che vediamo sia stato manipolato. E quanto ormai sia distante dalla realtà»
«E il governo cosa ne pensa, di questo Laboratorio?» domandò il dottore.
«Crediamo che se ne serva abitualmente» rispose Harlequin «Come anche organizzazioni internazionali corrotte, banche mondiali, funzionari, gruppetti paramilitari, petrolieri, mafie… Ci metta dentro un po’ tutto quello che ha potere, soldi e pochi scrupoli di coscienza. E avrà l’esatto profilo di un cliente della K-Lab»
Il dottor Malone restò in silenzio per molto tempo.
«E voi che cosa c’entrate?»
«Poco, in effetti» rise Harlequin. Indicò la sua antiquata macchina fotografica Canon 7-D e spiegò: «Io volevo solo fare il reporter, andare in giro per il mondo a fare fotografie e a scrivere pezzi,e invece, come vede… Eccomi qua»
«Ma è ancora giovane,lei»
«Sono già troppo sbagliato, però. Ho un modo di agire non convenzionale. Come una sorta di errore. È per questo che siamo chiamati così Typos. Errori di battitura. Refusi»
«E quanti siete, in tutto?»
«Quattro sul campo, tutti più o meno della mia età. Tre agenti più esperti in sede, tra i quali il Colonnello Trautman, che lei dice di conoscere bene. e altri due diciamo… che ci guardano dall’alto»
Il dottor Malone si fece il segno della croce, pensando che i due che li guardavano dall’alto fossero semplicemente morti. Non poteva certo immaginare che sopra Maximum City fosse in orbita un satellite geostazionario in cui vivevano due persone che facevano parte della squadra.
p.162-163
«Ma voi da che parte state?»
Dusker appallottolò un foglio di carta.
«Voglio dire…Siete dei servizi segreti del governo oppure siete dei terroristi?»
Dusker lanciò e fu il suo lancio peggiore. Ci rise sopra. Si alzò, gli passo accanto e si riempì una mezza bottiglia d’acqua dal rubinetto. Poi tornò sui suoi passi, si fermò davanti a Mattew e gli sussurrò, a voce molto bassa «Quando ho iniziato questa cosa, l’anno scorso…mi sono fatto la stessa domanda»
Mattew deglutì.
«Sto con i buoni o con i cattivi? Sono con il governo o sono contro di esso?»
«E cosa ti sei risposto?»
Dusker scosse la testa, poi tornò a sedersi tra le sue apparecchiature «Mi sono risposto che non c’è una parte giusta»
«E quindi cosa fai?»
Dusker tirò su con il naso.
«Provo ad annusare da una parte e dall’altra. E quando sento l’odore della verità, capisco cosa è giusto fare»
Fu la volta di Mattew di ridacchiare «E quale sarebbe l’odore della verità?»
«Nessuno» rispose David «La verità non ha odore. È tutto il resto che puzza»