Dalla carta al web. Andata e ritorno

Recentemente ho potuto dedicarmi alla mia formazione. Ho potuto seguire a breve distanza di tempo, due corsi di aggiornamento organizzati non molto lontano da casa. Il primo era un corso di aggiornamento organizzato dalla Fondazione Pordenonelegge e si intitolava “Dalla carta alla stampa. Andata e ritorno” e nella presentazione che mi era prevenuta, vedeva come interlocutori Beatrice Masini (scrittrice, editor e traduttrice di romanzi per ragazzi. Harry Potter è così perfettamente tradotto perchè lo ha tradotto lei) e Giuseppe Riva docente di Psicologia della Comunicazione all’Università Cattolica del sacro Cuore di Milano.

Ad ascoltare Beatrice Masini non ci si annoierebbe mai, da grande affabulatrice qual è, perfettamente padrona dei contenuti e della situazione. Presentando una prima parte di dati statistici, la relatrice ha sostenuto il fatto che in Italia la letteratura per la fascia 0-6 va piuttosto bene, molto meglio rispetto alle fasce 7-12 o 13-16 per non parlare della 17-19. Gli adulti sembra non leggano, rispetto ai ragazzi. Fascia 0-6 che vede delle case editrici molto serie e preparate che offrono proposte di lettura di alto livello, genitori che si interessano di soddisfare i bisogni dei loro piccolissimi più che dei figli già grandicelli. A questo punto Beatrice Masini cita un evento vissuto in prima persona: era stata invitata ad una fiera del libro nel meridione d’Italia assieme ad altri autori ed illustratori. Nel convivio serale che chiudeva la manifestazione una illustratrice era accompagnata dalla figlia di 18 mesi e dal marito. La Masini si sente in dovere di condividere con noi le sue preplessità in merito al fatto di far partecipare ad una serata una bambina così piccola che invece avrebbe altre necessità, tra le quali essere messa a dormire ad ore consone. Poichè però la mamma della pargola partecipa all discussione, Beatrice ed altri colgono l’occasione per chiederle cosa legge lei alla figlia, che testi sceglie. L’illustratrice risponde che sua figlia sa scegliere prefettamente da sola i suoi testi. Il delicato sorriso ironico che si dipinge allora sulle labbra della Masini ci fa capire che lei avrebbe voluto infierire ulteriormente sulla giovane e forse l’ha fatto, ma ci lascia così, incuriositi, sottolineando il fatto che i bambini e i ragazzi NON sono in grado di scegliere e comprendere consapevolmente un testo fino almeno all fine delle scuole secondarie di primo grado. Le sue considerazioni si spostano quindi ai generi che non tramontano mai, fatta eccezione per i trend del momento che vedono il consumo delle emozioni in prima battuta (After, My dilemma is you per citarne due): i fantasy con piccole e grandi contaminazioni (elven fantasy, steampunk,  distopico, ucronia). In questo momento, con sua somma soddisfazione, il mercato editoriale inizia ad offrire anche dei testi di qualità e cita il premio Andersen 2015 per la miglior divulgazione scintifica: “Mini di Nicola Davies con illustrazioni di Emily Sutton, Editoriale Scienza”. La sua presentazione prosegue tra poche considerazioni nuove alle mie orecchie, ma comunque importanti per chi progetta attività di promozione della lettura : prestare attenzione alla qualità dei testi, lasciarsi  guidare e consigliare da riviste specialistiche, dalle proposte di case editrici piccole che pubblicano poco ma pubblicano scelto, stare attenti ai fenomeni editoriali del momento, che però non implicano la qualità. Ha fornito un ulteriore strumento per la scelta citando “scelte di classe” una pubblicazione che viene edita ogni due anni a seguito di un premio letterario assegnato nell’aera delle biblioteche del Lazio. Beatrice Masini ha inoltre confermato che salvo certe nuove (piccole) case editrici, non ci sono state grandi novità per la fascia 7-12, viviamo ancora di rendita dalle EL, Elle, Einaudi, Mondadori, Battello a Vapore e Salani con i buoni titoli di qundici/venti anni fa. In perfetto orario e senza altro che una domanda di approfondimento di un’animatore che l’ha fatta a suo uso e consumo, slegandosi dalla trattazione della relatrice, godiamo una pausa ad acqua e biscotti (!!!) fornita dall’organizzazione e ci prepariamo all’ascolto di Giuseppe Riva.

Il docente si presenta in poche battute e cattura l’attenzione come oratore, convincendoci con il suo sapere. Ha preparato delle slides che non legge ma commenta, presentando per quasi ognuna di loro esperienze personali o fatti accaduti presi ad esempio. Il salto tra la Masini e Riva è notevole, ciò nonostante non si fatica a seguirlo. Inizia a parlare dell’approccio ai media da parte dei bambini e dei ragazzi, completamente diverso rispetto a quello degli adulti sopra i 40 anni (i Millennials, conosciuti anche come Generazione Y, Millennial Generation, Generation Next o Net Generation, nati tra la fine degli anni ottanta e l’11 settembre) che ormai faticano ad avere un approccio dinamico con cellulari, decoder, televisioni, Internet e tablet e spesso si vedono sorpassare dal dodicenne (nativo digitale, nato dopo il 2000) che ‘smanetta’ con una maggiore precisione. Questo apre a cascata una serie di problemi: non potendo evitare il contatto con la tecnologia, il buon senso dovrebbe spingere ogni genitore a limitare l’uso di Internet, TV e cellulari da parte degli utenti giovanissimi, ma ciò non avviene. Inoltre non c’è un codice etico nè delle linee guida per aiutare alla scelta e sensibilizzare all’uso della tecnologia. L’uso consapevole viene fatto solo da poche persone sensibili che si pongono alcuni problemi: quando e quanto ususfruirne? Con chi? Che genere di prodotto? A quale età cominciare? Dai bambini di 9 mesi che lo usano come gioco a tavola e nelle tavolate importanti come cene e ritrovi tra parenti e matrimoni, a bambini più grandicelli che vengono parcheggiati davanti al tablet o al telefinino per ore “così non disturbano” o nei momenti in cui si potrebbero godere un po’ di relax a guardare il cielo o a godersi il paesaggio mentre ci si sposta in macchina “perchè altrimenti si annoiano”, … la casistica potrebbe essere interminabile. La frase che mi ha colpito è che “tablet e cellulare ci fanno vivere il concetto di spazio e di tempo in una forma nuova”. In effetti, me ne rendo conto quando cammino per strada a getto un occhio agli utenti del bar. Sono presenti fisicamente eppure non sono lì con il pensiero. Sono oltre, attraverso lo schermo proiettano il loro pensiero in luoghi remoti. Il tempo sfugge inclemente al controllo e se il docente fino a questo momento ha presentato la parte “distruttiva” noi vorremoo sapere il seguito… C’è del buono nella nuova tecnologia? Eccome, ecco perchè non vedo l’ora di andare in biblioteca a reperire i testi che ha scritto.

Mi aspetto un confronto tra i due relatori, ma Beatrice Masini si è già ritirata, ha un’altra intervista stasera in una libreria e di tempo non ce n’è davvero più. Abbiamo fatto il viaggio di andata, ma il ritorno?

Mentre rientro, penso ai dettagli di stile che sono mancati. Il poco tempo concesso ai due oratori.  L’uditorio maleducato: è il primo convegno in cui mi capita che il relatore stesso chieda silenzio al microfono. Personalmente mi sono sentita sprofondare dalla vergogna.  La moderatrice che presenta appoggiata al muro e con le spalle rincagnate (segno di disagio) di tre quarti all’uditorio e con due ciocche di capelli a coprirle il viso come se fosse al bar a parlare con gli amici… presenta e sparisce, senza gestire il tempo in modo fruttuoso. E soprattutto, nessun tipo di bibliografia di riferimento da rilasciare agli ascoltatori… questo sì che è stato un smacco.

Mi porto a casa un bagaglio di domande e un po’ di certezze. Oggi mi sono messa all’ascolto di due persone competenti e di valore che hanno rafforzato il mio bagaglio culturale. Grazie!

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