Michael Leblond, graphic designer francese, insieme all’illustrautore Frédérique Bertrand, ripropone in un libro per bambini con l’antica tecnica dell’Ombro-Cinema. Si tratta di un geniale gioco di immagini in movimento, una striscia di carta su cui vengono disegnate delle figure coperte da griglia trasparente che quando viene mossa dal lettore regala l’illusione del movimento.
La storia è una storia di tutti i giorni: un papà che mette a letto il suo piccolo ‘ometto’ e gli augura la buona notte. Il bambino scivola felice nel sonno e inizia a sognare.
Nel momento in cui comincia il sogno, il libro va letto appoggiandolo sul lato lungo.
Il protagonista sogna di volare sopra una città che non si ferma mai, New York, con il suo pigiama magico, omaggio a Little Nemo, i cui sogni si animavano nel 1911.
Le grafiche si animano magicamente al semplice passaggio di un rodoide rigato (allegato al libro), lasciandoci immaginare il fruscio delle foglie di Central Park, la gente nei grandi negozi di Midtown, il traffico su Broadway… La tecnica di animazione è molto efficace e il viaggio vissuto in questo modo, si dilata e si restringe a seconda della velocità di lettura dettata dal desiderio del lettore di arrivare alla fine. Il libro termina con la sveglia che suona.
Nel momento in cui il sogno finisce, il libro va riappoggiato sul lato corto.
Al buongiorno del papà il bambino risponde “Hello!”.
Ancora una volta, è mia figlia Alice a dare un senso a quel saluto in una lingua straniera. “Vedi mamma, è cresciuto durante il viaggio. Prima non parlava l’Inglese”
Questo primo volume della serie “Pigiamarama ” è già fuori catalogo in Italia.
New York in Pigiamarama, Michael Leblond, Frédérique Bertrand, Ippocampo, 2013
Ho imparato a conoscere Anthony Browne leggendo “Nel bosco”, Kalandraka, 2014, come una rivisitazione di Cappuccetto Rosso, e poi “Ti cerco, ti trovo, Camelozampa, 2018″ il racconto di un bellissimo pomeriggio passato a giocare a nascondino nel bosco. Molti dei suoi testi, che hanno riscosso così tanto successo in Inghilterra, non hanno avuto fino ad oggi la stessa fortuna in Italia e non sono ancora stati tradotti.
E’ il caso di Willy the dreamer, che ho comunque scelto per diventare uno dei testi principali per il percorso dedicato ai bambini dai 6 agli 8 anni.
Willy è uno scimpanzè. E sembra che, dal titolo, sia un vero sognatore. Comodo, in poltrona, con una banana mezza sbucciata in mano. Sogna di essere un attore famoso, un cantante, una ballerina, un esploratore, un mendicante, un re. Sogna di essere mostro o supereroe, sogna il passato e il futuro. Willy adora sognare.
La vera magia sta nell’unire la narrazione all’illustrazione. La quarta di copertina è un tripudio di piccole banane blu. Solo una di loro è gialla. Sotto il titolo nel frontespizio ci sono quattro disegni. Tre di questi hanno sotto riportate delle descrizioni che non li corrisondono. Il primo è il viso di uno scimpanzè. La descrizione dice “barca”. Il secondo disegno è un libro chiuso. La descrizione dice “scarpa”. Il tezo disegno è un divano. La descrizione dice “bandiera”. L’ultimo disegno è una banana. La descrizione lo conferma. Perchè? Mia figlia Alice (8anni) ci arriva con sicurezza: “Beh è chiaro! Lo scimpanzè riconosce bene solo quella!”. Si è già immedesimata nella storia, si è già messa nei panni del protagonista.
Willy sogna di proiettare se stesso e le cose che ama nei suoi sogni. Il frutto di questo lavoro onirico è una galleria di immagini che rendono omaggio a Dalì, Magritte ed Henri Rousseau, Elvis Presley e il cinema moderno, senza dimenticare che la natura di Willy lo porta a vedere banane dovunque, usate per la quotidianità in modi imprevedibili e geniali.
E’ un testo che mostra connessioni e suggestioni tali che è impossibile possederle tutte alle prima lettura. Inarrestabile pure nel gioco di trovare alrie cose che il bambino-scimpanzè piò sognare…
Non è mai facile trovare un libro per bambini che soddisfi il maggior numero di parametri possibile: grafica gradevole, testo di immediata comprensione, esaustività nella presentazione del tema, contenuto che invogli alla rilettura e all’approfondimento e bellezza emotiva che lasci una sensazione positiva quando si termina la storia. Un testo che non sia scontato, banale, eccessivamente zuccheroso. Questo libro, vi sorprenderà. E non importa se alla parola mamma sostituite “papà”, “zio”, “zia”, “nonno”, “nonna”, “sorella”, “fratello”, anzi: provatelo come esperimento!!!
“Mi vorrai sempre bene mamma?” Pauline Martin, Astrid Desbordes, La Margherita, 2016
Oggi finalmente mi sono rimessa al lavoro: carta, forbici, colla, pennelli e acrilici. Sto preparando “Un mare di tristezza” per la lettura con il kamishibai.
“Un giorno in fondo al mare un pesciolino si sentiva triste e sconsolato. Decise allora di fare una bella nuotata per tirarsi su il morale”.Ma anche tutti gli altri pesci sembrano avere l’umore sotto i tacchi… ops… le pinne caudali. Che non sia semplicemente questione di… punti di vista?
Grazie ancora a questa meravigliosa, argutissima, delicatissima casa editrice che ci regala sorprese ed emozioni così piacevoli.
Storie in Valigia a SpilimbergoStorie in Valigia a Tramonti di Sopra
Sono particolarmente felice di aver portato la magia del kamishibai negli asili e nelle biblioteche di questo sistema. Tramonti di Sopra, Forgaria, Pinzano, Castelnovo e infine proprio in biblioteca a Spilimbergo, là dove io da bambina andavo ad ascoltare le storie…
Ho visto sguardi di bambini stupiti che allo sfilare dell’ultimo disegno, quando la voce non parlava più chiedevano: ancora! ancora!
E sguardi di adulti che si lasciavano portar via dalla visione delle immagini e dal suono curato delle parole.
Grazie a tutti, al pubblico e ai mitici bibliotecari di questo Sistema!
Ho concluso la scorsa settimana una serie di appuntamenti con i bambini delle scuole dell’Infanzia di San Giovanni e Casarsa. Per la prima volta ho lavorato con classi di bambini miste ovvero con classi che comprendevano i piccoli, i medi e i grandi. Ho quindi sviluppato storie e attività a livello differenziato.
I temi erano “gli animali del territorio” e “lo scorrere del tempo”
Il risultato è stato molto gradevole!
Animali con carta a strappo – laboratorio per i bambini ‘medi’
Animali con carta a strappo – laboratorio per i bambini ‘medi’
“Uno zoo nella mia mano” – libro tattile – attività per i bambini ‘piccoli’
Il libro del tempo -laboratorio per i bambini ‘piccoli’ – libro tattile
Il 21 marzo ho concluso in bellezza la lunga esperienza con i bambini della scuola primaria “Risultive” di Bertiolo, iniziata a dicembre. La classe seconda si è cimentata con la progettazione di una storia con il kamishibai. Nella prima fase i bambini si sono divertiti ad ascoltare le storie proposte con il kamishibai dell’editore Artebambini, “Il Cavallo e il soldato” e “L’albero e la strega” di Gek Tessaro ed hanno potuto leggere e sfogliare albi illustrati che presentavano tecniche di illustrazione diverse. Carta a strappo, carta a strappo e collage, acrilico e tempera,…
Lettura libera “Il pallone giallo”
A conclusione dell’attività si sono divertiti a creare una storia. Ho posizionato nel centro della stanza dei recipienti, sui quali erano indicati gli ingredienti di una storia: il/i protagonista/i, l’antagonista, gli aiutanti, l’oggetto magico, le peripezie, i luoghi. Ho consegnato ad ogni bambino 6 foglietti di carta, con il compito di scriverne uno per ogni categoria. Alla fine del lavoro di composizione, abbiamo spogliato le schede e i bambini hanno votato le proposte che sembravano loro migliori. Ci siamo dati appuntamento al mese successivo: io avrei fornito loro un nuovo kamishibai e dei materiali per produrre una storia, mentre nel frattempo con la loro insegnante avrebbero realizzato un piccolo racconto in base agli elementi scelti.
Disegnamo la bozza della scenaScegliamo il colore del personaggio, strappiamo la carta, incolliamo
E’ sbocciata dalla loro fantasia, la bella storia di amicizia di Drago e Coccodrillo. L’abbiamo divisa in 12 scene e i bambini, lavorando a coppie su una stessa tavola, l’hanno illustrata tutta… o quasi! 🙂 Poi hanno riposto le loro tavole in un kamishibai di cartone e lo hanno portato a scuola con loro per mostrarlo ai compagni.
ancora qualche dettaglio…
…un altro po’…Adesso Horror è perfetto!
Ottimo lavoro, bambini! BRAVI!
Grazie maestra! E grazie alla mitica bibliotecaria Marica!
A seguito di alcuni riferimenti fatti da Monica Monachesi durante la giornata di corso a Sarmede, nelle settimane segunti mi sono documentata in merito alla figura e all’opera di Bruno Munari. Per ogni dettaglio tecnico e biografico, rimando al sito ufficiale del “AssociazioneBruno Munari”, all’url: www.brunomunari.it, dove si possono trovare anche le splendide fotografie contenute nei testi sui quali mi sono documentata. “Giocare con tatto”, “Laboratori tattili”, “Nello studio con Munari”, “Il castello dei bambini a Tokyo”, “Per fare un libro”, “Percorsi in spazio libero”, solo per citarne alcuni. Mi sono concentrata in particolare sulla parte che Munari dedica al libro in un primo momento come oggetto e come forma d’arte visiva e in un secondo momento come veicolo di messaggi semplici e complessi. Ne sono rimasta incantata. Riporto il pensiero di Munari, che ho interiorizzato nel proporre alcuni laboratori nella biblioteca di Dignano (UD).
Libro illeggibile_1
“Si potrebbe progettare un insieme di oggetti che sembrano libri, ma che siano tutti diversi per informazione visiva, tattile, materica, sonora, termica, ma tutti dello stesso formato come i volumi di una enciclopedia, che però contiene tutto il sapere o perlomeno molte informazioni diverse. Questi libretti, piccoli perché devono stare agevolmente nelle mani di un bambino di tre anni, potrebbero essere costruiti con materiali diversi, con rilegature diverse, con colori diversi naturalmente, e su ogni libretto ci sarà un unico titolo uguale per tutti: libro. Il titolo sarà messo in modo che comunque il libro sia preso in mano risulti dritto.
Libro illeggibile_2: la prima pagina si solleva per lasciare vedere la seconda pagina…
Quindi la copertina avrà il suo titolo e anche capovolgendo il libro si trova un’altra copertina uguale su quella che di solito è detta “la quarta” di copertina. Ne segue che nella progettazione del “messaggio” interno al libro, l’impostazione di questo debba essere simmetrica in modo che comunque venga preso in mano il libro, il messaggio ha un nesso logico. Come certe frasi che si leggono uguali sia cominciando la lettura da destra verso sinistra, sia viceversa. Questi messaggi non dovrebbero essere delle storie letterarie compiute come le favole, perché questo condiziona molto il bambino, in modo ripetitivo e non creativo. Tutti sanno che i bambini amano farsi ripetere la stessa storia tante volte, e ogni volta il bambino se la fissa bene nella memoria, finché
Libro illeggibile_3: tavole pronte per la rilegatura!
da adulto decorerà la sua villa in campagna con i sette nani e biancaneve di cemento colorato. Così si distrugge nel bambino la possibilità di avere un pensiero elastico, pronto a modificarsi secondo l’esperienza e la conoscenza. Bisogna, fin che si è in tempo, abituare l’individuo a pensare, a immaginare, a fantasticare, a essere creativo. Ecco perché questi libretti sono soltanto degli stimoli visivi, tattili, sonori, termici, materici. Essi dovrebbero dare la sensazione che i libri sono degli oggetti fatti così e che hanno dentro delle sorprese molto varie. La cultura è fatta di sorprese, cioè di quello che prima non si sapeva, e bisogna essere pronti a riceverle e non a rifiutarle per paura che crolli il nostro castello che ci siamo costruiti.
[…] Questo è un problema di sperimentazione delle possibilità di comunicazione visiva del materiale editoriale e delle sue tecniche. Normalmente quando si pensa ai libri si pensa a dei testi, di vario genere: letterario, filosofico, storico, saggistico ecc., da stampare sulle pagine. Poco interesse viene portato alla carta e alla rilegatura del libro e al colore dell’inchiostro, a tutti quegli elementi con i quali si realizza il libro come oggetto. Poco interesse viene
Libro illeggibile_4: il libro “esce” da sè e prosegue sul tavolo…
dedicato ai caratteri da stampa e ancora meno agli spazi bianchi, ai margini, alla numerazione delle pagine, e a tutto il resto. Lo scopo di questa sperimentazione è stato quello di vedere se è possibile usare il materiale col quale si fa un libro (escluso il testo) come linguaggio visivo. Il problema quindi è: si può comunicare visivamente e tattilmente, solo con i mezzi editoriali di produzione di un libro? Ovvero: il libro come oggetto, indipendentemente dalle parole stampate, può comunicare qualcosa?” Bruno Munari, Da cosa nasce cosa
Il 20 gennaio 2012 ho seguito un giorno intensivo di
io al lavoro
corso a Sarmede (nel 2011 avevo seguito un corso di narrazione di 4 giorni con Giacomo Bizzai). Ques’anno ho scelto di dedicarmi all’albo illustrato, seguendo il corso tenuto da Monica Monachesi. Lei è la responsabile dei contatti internazionali con editori ed illustratori e da 15 anni curatore della Mostra Internazionale di illustrazione per l’infanzia “Le Immagini della Fantasia”, che si tiene a Sarmede (TV) da ormai 30 anni.
Dal corso spero di ottenere dei suggerimenti su
Alice ed io condividiamo…la fantasia!
come proporre libri belli ai bambini, di ottenere nuovi spunti su titoli e tematiche ed anche di… mettere le mani in pasta, visto che la nostra maestra ci ha fornito una lista di materiali da portare (fogli di tutti i tipi, pennelli, pastelli secchi e a cera, forbici, colla…).
Monica mi piace già nel momento in cui entra in aula. Sorride e saluta allegra, ci osserva tutti, appoggia sulla cattedra due gigantesche borse zeppe
I lavoro di Marta (editor di libri per bambini non vedenti)
di libri. Si presenta in modo umilissimo (ma sappiamo tutti quante cose fa e cosa rappresenta), poi inizia a darci la sua visione di che cosa significa per lei osservare un albo illustrato, permeandola con una scelta precisa di testi (le borsone a mano a mano si svuotano per finire sui nostri tavoli), riferimenti ad autori ed illustratori e ad esperienze fatte da lei o viste fare negli studi degli artisti. Quando racconta è come ascoltare delle piccole magie che si dispiegano davanti agli occhi, riporto quelle che mi sono rimaste nel cuore.
“I libri vanno consumati con intelligenza: non tutto piace, e non tutto è bello, quinid abbiamo il diritto/dovere di indignarci davanti a un testo che NON è bello. Io però appena ho in mano un albo illustrato, sogno subito cosa poteri farci con i miei bambini (oltre a godermi la storia, ovvio!)”
“L’azione dei libri è sconosciuta e profonda”: non possiamo sapere subito come, quando e quanto la mente di un bambino subirà il fascino di una storia. E in questo sta il bello di presentargliela”.
Queste potrebbero essere le linee guida per chi ha a che fare con gli albi illustrati. Scegliere bei libri, osservandoli per estrarre un ABC della bellezza e cogliere delle idee base, che una volta fatte proprie possono essere replicate, trasformate, rimescolate
Un serpente/drago di pazienza, opera di Lara
(non dimentichiamoci che lo facevano anche gli artisit rinascimentali: copiavano la bellezza!!!). Poi le letture vanno intrecciate con interdisciplinarietà per offrire nuova bellezza.
Il libro è un incontro di mani, mente, occhi, cuore, emozioni, ed è un dialogo. Un dialogo organico tra il testo e l’illustrazione. Un dialogo funzionale tra chi legge e chi ascolta e tra libro e lettore. Qualsiasi dialogo porta confronto e il confronto genera crescita. Il libro illustrato nel suo essere specifico semplifica codici espressivi complessi ed aiuta il bambino che lo legge ad esprimersi. Bruno Munari diceva che un bambino che si esprime è un bambino creativo, e un bambino creativo è un bambino felice. La fantasia, diceva sempre Munari, rappresenta le relazioni che il cervello fa con ciò che conosce. Più conoscenza porta più relazioni e quindi più fantasia.
La bellezza è importante per crescere liberi (diceva Josef Brodskij) e la bellezza viene dalle cose semplici. Michelangelo Buonarroti diceva che “è un’arte per via di levare”. Monica a proposito ci presenta: “Leo, Meo o Teo” di Max Bolliger, “Due amici” di Józef Wilkon, “Leopantera” di Józef e Piotr Wilkon, “La passeggiata di un distratto”, “Un leone a parigi” e “Che cos’è un bambino”di Beatrice Alemagna, “Fiore e spina” di Loretta Serofilli, “Obax” di Andrè Neves, “Filo di fata” e “Il viaggio di Adele”di Aurélia Fronty, “Il flauto del pastore” di Max Bolliger, “Los mil blancos dos esquimales” di M. Matoso,…
I miei tre lavori
La visita guidata alla mostra dell’illustrazione mi lascia a bocca aperta davanti a “Zoo Logico” di Emmanuelle Grundmann, “Alfabeto delle faibe” di Bruno Tognolini”, “La voce dei colori” di Jimmy Liao, “Et pourquoi pas tu?” di Maddalena Matoso, “La gigantesca piccola cosa” di Beatrice Alemagna.
La mattinata ci priva di ogni energia, e dopo un lauto pranzetto in allegria al “Bar Favola”, ci mettiamo al lavoro. Prima di tutto proviamo gli acrilici: conori dalle tinte brillanti che si asciugano in poco tempo e possono essere immediatemente utilizzati per trasformare il foglio bianco in – ! – illustrazione!!!
La fantasia alberga in noi…
Le mie prove con l’acrilico
… se le diamo il giusto TEMPO. “Creativity requires time” è il titolo di questo graziosissimo video sulla fantasia, scaricabile da you tube all’indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=VPbjSnZnWP0