#io rispetto, io amo 2024

parte 4 – Conclusioni

Dulcis in fundo, l’ultimo intervento di animazione ha portato alla migliore sintesi che mi sia capitato di ascoltare. Premetto che questo gruppo classe manifestava interesse ed un empatia nei confronti reciproci, molto probabilmente aiutati da una buona predisposizione d’animo e da un gruppo di maestre che li avevano stimolati ad impegnarsi con costanza in questo atteggiamento.

Ecco la sua rappresentazione, che si inizia a leggere a partire dal basso.
Abbiamo litigato con un compagno, siamo pieni di rabbia. Più pensiamo a quello che ci ha fatto, più la rabbia diventa odio. Poi però quando sbolliamo arriva anche la tristezza, perchè magari il nostro compagno non ci vorrà più parlare o non vorrà accettare le scuse o non vorrà scusarsi lui per primo. E allora arriva la paura. Poi però ci scusiamo, lui va per la sua strada e io per la mia, ci dimentichiamo, siamo distratti da altre cose. Poi ci ripensiamo e siamo sereni di aver fatto pace. Accettiamo la nostra rabbia, il nostro litigio e le scuse e poi proviamo interesse perchè scopriamo che con quel compagno/compagna alla fine stiamo bene.

L’applauso spontaneo è partito da tutto il gruppo, maestre e bibliotecari compresi.

Questo gruppo ha compreso ed interiorizzato meglio di altri che il rispetto è un sentimento (accettazione), che è uno degli otto sentimenti di base. Possiamo costruirlo ed educarlo secondo i nostri valori, le nostre abitudini culturali, il credo religioso. Allo stesso modo possiamo sbarazzarcene, umiliando gli altri e usando altri strumenti che distruggono il dialogo e la felicità tra gli uomini.

A voi l’eredità di questo lavoro.

Un lavoro ben fatto, ragazzi.

Grazie.

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Parte 3 : il rispetto attraverso le storie

Dopo aver definito gli ambiti di rispetto, si entra nel vivo delle storie.

Le voci segrete degli alberi, ci insegnano che per iniziare a rispettarsi, bisogno comunicare, e la forza di ogni foresta è che dal grande abete al lichene, passando per i funghi e fino al pino mugo, tutti si sentono connessi e comunicano.

Questa è un’ipotesi di costruzione di un buon rapporto: Comunicazione – interesse – comprensione – accettazione – fiducia – rispetto – (amore e filia).

Ce ne parlano Uma del Mondo di Sotto, Il Principe e la Sarta, Ratto nel Paese degli Animali Brutti, Fiato Sospeso, Caravaggio e la ragazza, Supersorda.

Storie di rispetto e di mancanza di rispetto, che a modo loro ci lasciano ragionare sull’importanza e la fatica di aver cura delle cose, dei rapporti tra coetanei e con gli adulti, affrontare in modo positivo le regole e la legge.

I ragazzi lavorano su queste graphic novel in gruppi e si confrontano insieme.

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Parte 2 – La Rosa di Plutchick racconta

Alcuni dei ragazzi si fanno guidare dall’aspetto cromatico, talvolta inciampano sul significato di COLLERA, ESTASI, APPRENSIONE e riescono a ricostruire perfettamente la rosa, senza aiuti.

C’è chi ha ideato dei percorsi di parole affini partendo dalla gioia ed arrivando all’apprensione, chi ha usato il modello del chaos, chi ha voluto raccontare una giornata di scuola usando le parole più significative che ha letto sui petali…

chi ha scelto un motivo floreale per inquadrare gli opposti

chi ha creato delle piacevoli geometrie

Il mio obiettivo era che tutti si soffermassero su sentimenti ed emozioni e comprendessero il loro significato e la loro armonia

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Parte 1 – Cos’è il rispetto

Si è concluso a fine marzo il percorso per i ragazzi del 4 e 5 anno della scuola primaria e per i ragazzi della scuola secondaria di Udine e Tavagnacco dedicato al tema del RISPETTO. Parlare ai ragazzi non mi riesce difficile, ma il rispetto non è solo una forma educativa, è un valore culturale e come tale non tutti lo decliniamo allo stesso modo o lo associamo agli stessi contesti.

Dopo essermi presentata agli studenti (qui ringrazio Tiziana della Biblioteca Sezione ragazzi di Udine ed Emiliana della Biblioteca di Tavagnacco per l’appoggio costante e per la professionalità con le quali mi hanno accolta) ho la necessità di condividere con i ragazzi una base di partenza.

Che cosa provano, che cosa vedono o che cosa sentono, quando pensano cosa significa la parola “rispetto“?

Chiedo loro di visualizzare delle azioni, delle parole di rispetto nelle quali si sentono coinvolti o vorrebbero essere coinvolti nella loro giornata.

Le risposte sono logiche o meditate, mai fuori luogo. Il rispetto per loro rientra in un ambito di educazione e di benessere del quale si sentono i soggetti (quando qualcuno è gentile con me, mi aiuta e non mi prende in giro) o del quale si sentono i promotori (sono gentile con chi conosco, ma anche con chi vedo per la prima volta).

Il rispetto è un atteggiamento. Ma non ci basta. A me, non basta: ho bisogno di portarli oltre.

Dopo aver letto loro l’incipit di “Bestie“, di Antonio Ferrara, Einaudi, 2016, chiedo loro di evidenziare gli ambiti di rispetto nei quali ognuno di noi può o deve avere. Abbiamo evidenziato otto categorie nelle quali lo possiamo usare: se stessi, gli altri, gli animali e le piante, le cose, l’ecosistema, i luoghi, le regole, le Leggi.

Il rispetto è solo un atteggiamento? Nel costruire questo percorso ho pensato alla Rosa di Plutchick, che la ideò attorno al 1980 per poter razionalizzare in una forma visualizzabile emozioni e sentimenti. Ve la propongo qui muta (online è molto facile trovarla), e mi ripropongo di offrire ai ragazzi in futuro la possibilità di poter usare le loro competenze per completarla.

In ques’anno l’attività prevedeva di dividere il gruppo classe in gruppi più piccoli e offrire loro la rosa ritagliata e scomposta, a petali o cristalli separati. Il loro compito era affidarle un senso o una logica. Lavorando in gruppi, hanno l’occasione di leggere il contenuto di ogni singolo petalo e adattarlo alla loro esperienza e conoscenze. Vi presento con un certo orgoglio i risultati nella prossima puntata