#io rispetto, io amo 2024

Parte 1 – Cos’è il rispetto

Si è concluso a fine marzo il percorso per i ragazzi del 4 e 5 anno della scuola primaria e per i ragazzi della scuola secondaria di Udine e Tavagnacco dedicato al tema del RISPETTO. Parlare ai ragazzi non mi riesce difficile, ma il rispetto non è solo una forma educativa, è un valore culturale e come tale non tutti lo decliniamo allo stesso modo o lo associamo agli stessi contesti.

Dopo essermi presentata agli studenti (qui ringrazio Tiziana della Biblioteca Sezione ragazzi di Udine ed Emiliana della Biblioteca di Tavagnacco per l’appoggio costante e per la professionalità con le quali mi hanno accolta) ho la necessità di condividere con i ragazzi una base di partenza.

Che cosa provano, che cosa vedono o che cosa sentono, quando pensano cosa significa la parola “rispetto“?

Chiedo loro di visualizzare delle azioni, delle parole di rispetto nelle quali si sentono coinvolti o vorrebbero essere coinvolti nella loro giornata.

Le risposte sono logiche o meditate, mai fuori luogo. Il rispetto per loro rientra in un ambito di educazione e di benessere del quale si sentono i soggetti (quando qualcuno è gentile con me, mi aiuta e non mi prende in giro) o del quale si sentono i promotori (sono gentile con chi conosco, ma anche con chi vedo per la prima volta).

Il rispetto è un atteggiamento. Ma non ci basta. A me, non basta: ho bisogno di portarli oltre.

Dopo aver letto loro l’incipit di “Bestie“, di Antonio Ferrara, Einaudi, 2016, chiedo loro di evidenziare gli ambiti di rispetto nei quali ognuno di noi può o deve avere. Abbiamo evidenziato otto categorie nelle quali lo possiamo usare: se stessi, gli altri, gli animali e le piante, le cose, l’ecosistema, i luoghi, le regole, le Leggi.

Il rispetto è solo un atteggiamento? Nel costruire questo percorso ho pensato alla Rosa di Plutchick, che la ideò attorno al 1980 per poter razionalizzare in una forma visualizzabile emozioni e sentimenti. Ve la propongo qui muta (online è molto facile trovarla), e mi ripropongo di offrire ai ragazzi in futuro la possibilità di poter usare le loro competenze per completarla.

In ques’anno l’attività prevedeva di dividere il gruppo classe in gruppi più piccoli e offrire loro la rosa ritagliata e scomposta, a petali o cristalli separati. Il loro compito era affidarle un senso o una logica. Lavorando in gruppi, hanno l’occasione di leggere il contenuto di ogni singolo petalo e adattarlo alla loro esperienza e conoscenze. Vi presento con un certo orgoglio i risultati nella prossima puntata

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